
A trent’anni dalla chiusura degli stabilimenti saronnesi di Isotta Fraschini, la natura ha preso pieno possesso dell’area, estendendo il suo dominio non solo sul parco ma anche sugli edifici industriali.
Dove sorgevano i padiglioni della fabbrica in cui prendevano forma soluzioni ingegneristiche d’avanguardia, ora troviamo un paesaggio ambientale residuale, il cosiddetto terzo paesaggio. La vegetazione ha sbriciolato l’asfalto, ha intrecciato relazioni radicali, occultando la pavimentazione in cemento.
E’ nato un paesaggio vivo, in divenire, con una straordinaria capacità di adattamento all’ambiente.
Saronno è una città fortemente urbanizzata, con una densità di abitanti per km² molto alta.
L’area boschiva sviluppatasi in ex Isotta Fraschini potrebbe rappresentare un vero e proprio polmone verde, capace di influenzare positivamente la qualità dell’ambiente.
Di fronte al potenziale verde dell’area abbandonata, il futuro resta da decidere. Da qualche settimana sono iniziati gli approfondimenti necessari per verificare lo stato di inquinamento del terreno e progettarne la bonifica perché possa divenire accessibile come bene comune.
Iniziamo ad inquadrare questo tema assieme all’agronomo Francesco Radrizzani, all’architetto del paesaggio Sara Pivetta e al naturalista Andrea Ferrario.
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Vuoi saperne di più? Leggi il documento redatto da Francesco Radrizzani e Andrea Ferrario, al fine di definire flora e vegetazione presenti all’interno della area e caratterizzare lo stato del sito. Lo trovi qui.
La seconda parte dell’intervista è disponibile: Natura: al di là del qui ed ora – Intervista a Radrizzani e Pivetta