
L’atteggiamento verso i verdi cittadini è spesso mosso da un’estetica ordinata, a scapito di aree a carattere più naturalistico.
Le possibili alternative di fronte al potenziale verde dell’area ex Isotta Fraschini sono due, ma solo una soluzione educa alla natura e al rispetto dei suoi tempi. Come sottolinea Radrizzani, si tratta di un passaggio pedagogico: dobbiamo imparare a capire e a vedere la natura con i tempi che la natura ha – tempi lunghi, che richiedono patti generazionali, e che garantiscono una danza di alternanza tra piante esotiche e piante autoctone. La scelta, altrimenti, ricadrà sempre su un ambiente artificializzato: ordinato sì, ma che nulla ha da dire della mescolanza caotica tra specie e della vitalità dinamica di un’ambiente che negli ultimi trent’anni è stato teatro di una stupefacente trasformazione.
In quest’ottica, appare chiaro che se si vuole intendere il verde nel suo senso più originario, non solo non lo si può limitare in termini di tempo – poiché questo si evolve in modo lento e continuo – ma sarebbe interessante poterlo cogliere andando oltre il limite dei confini della proprietà.
Di questa prospettiva dialogano l’agronomo Francesco Radrizzani e l’architetto del paesaggio Sara Pivetta.
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L’indagine vegetazionale redatta da Francesco Radrizzani e Andrea Ferrario al fine di definire flora e vegetazione presenti all’interno della area e caratterizzare lo stato del sito è consultabile integralmente qui.