
Come immaginare lo sviluppo dell’area ex Isotta Fraschini? Desideri, aspettative e voglia di partecipare delle giovani generazioni saronnesi prendono forma nella silhouette di una fabbrica che non c’è più per discutere di possibilità e di futuro. La grafica contiene le parole più ricorrenti degli interventi formulati all’incontro pubblico sulle aree dismesse interloquendo con Beppe Gorla e Angelo Proserpio lo scorso 21 luglio presso l’Aula magna della scuola Aldo Moro di Saronno.
Una mappa costruita qui coniugando i verbi all’infinito per dare spazio a processi e azioni, in cui si incrociano proposte, domande, paure sul futuro dell’area. Posare lo sguardo su queste parole dà conto della ricchezza con cui il dialogo si è sviluppato. Mancano invece i volti giovani e il colpo d’occhio su una sala affollata e composta: ragazzə diversə hanno ascoltato con attenzione i relatori ponendo domande precise, voci di una generazione che – lontana da ogni cliché – è interessata alla cosa pubblica e si trova a proprio agio nel discutere di beni comuni.
Hanno portato domande a volte tecniche, alcunə sono studentə o giovani laureatə, altre volte semplicemente parlando da cittadinə, tuttə paiono consapevoli della rilevanza del progetto di rigenerazione dell’area che ha mosso i suoi primi passi aprendo un cancello chiuso ormai da trentacinque anni a gruppi di cittadini (circa trecento in questi mesi), consentendo loro di visitare le vestigia di un glorioso passato industriale celate dal verde intenso di una fitta vegetazione spontanea.
Ripensare un’area dismessa delle dimensioni dell’ex Isotta Fraschini consente di immaginare una prospettiva sulla città che verrà, partendo dai limiti di quella in cui viviamo. La Saronno che verrà dovrebbe consumare meno suolo, essere più verde e attrattiva per le nuove generazioni, trovare leve di sviluppo sociale ed economico che passino dalla cultura e dalla formazione, anche in virtù della sua posizione strategica sull’asse Malpensa-Milano. Un tema centrale per il futuro sarà come sostenere questo processo di sviluppo alimentandolo con l’intelligenza di tuttə, ovvero dare continuità e prospettiva a una nuova idea di città, un passo alla volta.
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